… E VENNE IL TEMPO DEI POETI
“devo
dire”
(che)
nessuno
di noi
seppe
capire
come
fossimo arrivati
a
desiderare di morire
prima
e dopo
i
pasti
nei
giorni dispari
prefestivi
e
considerare che
non
essere mai nati
era
forse l’unica
alternativa
credibile
all’
ostentato senso
del
potere
di
un usciere comunale
in
mercedes
ma
ben presto
venne
il tempo
di
giocare come
vermi
a farsi rincorrere
da
galline impazzite
cavalcando
tartarughe nude
senza
lasciare
ne
seguire impronte
al
massimo tappandoti
con
un dito
la
polaroid
e
nonostante tutto
fumavamo
lì
e
sputavamo le ultime
stille
di saliva e adrenalina
dentro
i nostri discorsi
facoltativi
masticando
cactus
e
implorando
un
appartamento
sopra
la quinta nuvola
a
destra
per
pisciarci a vicenda
in
testa.
rapsodia invernale del quarto livello semiconcentrico
c'è un sole nuovo
tra i tuoi capelli
scolpiti d'asfalto
e la nebbia di ieri
mattina
sembra sparita
come la brina
come la brina
che t'insaponavi
tra un ora
che ti dondolavi
e avevi seni duri
e ti stendevi
come ti stendevi
mentre precipitavi
dentro miei occhi
accesi
dentro i miei occhi
chiari
appena socchiusi
c'era un sole nuovo
che non ti aspettavi
mentre mi torturavi
e lo facevamo sulle scale
di vecchie case
di vecchie finestre
disabitate
lasciate socchiuse
e scricchiolavi
come scricchiolavi
mentre il vento
che avevo tenuto dentro
ti buttava sul muro
che sembrava di
cartapesta
ed eravamo in piedi
ed eravamo circondati
ed eravamo da qualunque
parte
e soprattutto
non l'ho detto
eravamo
ci sarà un sole nuovo
che non mi aspettavo
mentre ti frastornavo
e ti chiamavo amore
anche se non era più
il tuo nome
e ti piegavo
la schiena
mentre ti spiegavo
mentre ero un fiume in
piena
e tu eri un lago
ed avevamo in casa
una bottiglia
per le grandi occasioni
e mi slacciavi
uno ad uno
i bottoni dei pantaloni
e poi mi salivi
e poi mi sussurravi
"non smettere"
c'è un sole nuovo
quasi ovunque
e scarpe usate
da smettere
e nuove cinture
e nuove porte
spingere
si prega di chiudere
e serrature
fenditure
fari antinebbia
e ti ero al collo
e ti ero dentro
nei pensieri
a volte
semplicemente
fui fuori
tu c'eri
e io
non mi vedi ?
VI PRESENTO LE LUMACHE
DEL MIO ORTO
parlano di poesia
le lumache che vanno
a spasso nel mio orto
parlano di poesia
come se vivere
insomma intendo dire
esserci
non fosse già
tutto questo
ma stanno parlando
di poesia
voglio dire
nel senso più nobile
io penso che scrivere
è un pò come volare
l'importante
è starsene
su in alto
parlano di poesia
come se camminare
di notte a stoccolma
non fosse
già un miracolo
e tutto questo le
foglie morte
già lo sanno
sento soffiare
il vento
in questa notte
che va
cominciando
adesso
è tardi
per una poesia
completamente
storta
che ne dite
facciamo
un' altra volta ?
PENSAVO FOSSE D'AMORE
PENSAVO FOSSE D'AMORE
lei scriveva poesie
come no
d'amore
io pensavo fossero mie
fossero un modo
per farmi capire
lei scriveva poesie
e leggendo le mie
diceva "ci sai
fare"
io in realtà
ero preso già
bè sai ... mi facevo
delle storie
scrissi una lunga lettera
poco prima di partire
lei disse "sai ...
scrivi bene"
pensavo fosse amore
ma poi aggiunse
"credo proprio che
noi due
dovremmo scopare"
si ... ma lei
scriveva poesie
come no !
d'amore
e io quella volta
pensai
che le poesie
sono solo parole.
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